Questo libro ha intenzione, in particolare attraverso le immagini e i video, di evidenziare la fragilità del sistema, di far conoscere a chi dei porti spesso conosce solo le mura di recinzione o i varchi doganali, il miracolo quotidiano che si consuma in quelle acque apparentemente protette; acque che un osservatore inesperto definirebbe a rischio : acque nelle quali una raffica di vento può trasformare la fiancata di una grande nave passeggeri in una enorme vela in grado di spostare lateralmente enormi masse di acciaio e renderle incontrollabili. Esattamente come può accadere a un tir in autostrada. Acque che sono, si, caratterizzate dai pericoli, fondali ad altezza variabile, banchine che delimitano gli specchi acquei, scafi di navi in disarmo, ma acque che svolgono una funzione irrinunciabile per l’intera economia dei Paesi e dell’Italia in particolare; paese i cui porti sono chiamati, da un lato, a supplire con tecnologia e professionalità alla mancata ( e impossibile) crescita a oltranza delle infrastrutture; dall’altro, a fornire alle grandi compagnie di navigazione servizi che siano economicamente compatibili con un mercato caratterizzato da una concorrenza sempre più accentuata e in grado quindi di trovare troppo rapidamente altrove valide alternative economiche.
Un habitat quello dei porti dove si giocano professionalità ma anche responsabilità, dove l’errore umano che è all’origine della stragrande maggioranza dei sinistri marittimi, ha in queste aree ristrette conseguenze immediate, perché non esistono gli spazi e i tempi per rimediarvi. Velocità di manovra limitate, professionalità di comandanti, equipaggi, piloti, uomini e ufficiali delle Capitanerie di porto, rimorchiatori, ormeggiatori, portuali hanno consentito sino ad oggi di derubricare (salvo gravi e dolorose circostanze) gli incidenti e le collisioni in porto nella categoria delle minor casualties. Ma purtroppo – come casi recenti hanno dimostrato – questi delicatissimi equilibri non sempre funzionano. I port crash in un mix di circostanze negative, strutturali, operative, tecniche possono determinare un disastro, una tragedia destinata a segnare profondamente e dolorosamente la storia di un porto, di una comunità, di famiglie. Ma – ed è questo uno dei driver culturali di questo studio – senza una percezione chiara di ciò che accade quotidianamente o può accadere all’interno dei porti, manca un metro fondamentale di giudizio. E’ proprio questa percezione che con questo report tentiamo di tracciare: fare intravvedere nei suoi confini una realtà che non può essere compresa dalla comoda poltrona di un ufficio, così infinitamente distante dalle raffiche di vento che ti inzuppano di salsedine, dalle murata di una nave che sovrasta la pilotina e dalla quale pende una scala di corda, da cavi tesi all’inverosimile che forse racchiudono fra le fibre i prodromi di una rottura che li trasformerebbe in frusta mortale, da un ponte di comando alle cui decisioni, da trasformare in ordini in pochi secondi, è legato in decimi di secondo il destino.
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